Tra le pieghe
L'ho letto in un'espressione. E' stato un lampo.
L'avanzare della vecchiaia ci priva di parte della nostra dignità.
Non potrò comprenderlo appieno finché (se) non capiterà anche a me. Ma ho indovinato qualcosa che non mi era mai riuscito di intendere in tanti anni di convivenza con la nonna.
Il senso di fastidio misto ad impotenza del portare in bocca denti che non sono i tuoi.
Rendersi conto che non si è più in grado di fare movimenti abituali da sempre, se non con grande sforzo o appoggiandosi a qualcuno.
Non avere più il pieno controllo del proprio corpo.
Vedere le proprie mani, un tempo così affusolate, deformarsi per l'artrosi.
Accorgersi con stupore che tante cose non si ricordano più ed aggrapparsi, ripetendole ad libitum, a quelle che sono ancora nitide, per conservare la certezza della propria identità.
Perdere a poco a poco la propria autosufficienza.
Doversi arrendere a tanti limiti imposti dai malanni.
Vedere il mondo intorno a sé che cambia, senza più riuscire a tenere il passo, ed i pilastri su cui si è fondata un'intera vita perdere di significato per le nuove generazioni.
Rifiutare i cambiamenti per riuscire a mantenere i propri punti saldi, per non sentire franare il terreno sotto i piedi.
Cercare di trasmettere dei valori ed un riassunto della propria storia, perché rimanga vivida anche nella memoria dei discendenti.
Non essere capito e mettersi gradualmente da parte. Perché la vita corre troppo veloce, ora, e si ha bisogno di sostare, di riposare.......
Nonna, quanto vorrei che tu potessi leggermi.
Sarebbe un tale sollievo.
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